Qualcosa di semplice I capitolo
Qualcosa di semplice II capitolo
Qualcosa di semplice III capitolo
Qualcosa di semplice IV capitolo
Qualcosa di semplice V capitolo
Qualcosa di semplice VI capitolo
Qualcosa di semplice VII capitolo
Qualcosa di semplice VIII capitolo
n.b le frasi in corsivo appartengono alla traduzione italiana di Candy Candy Final Story.
Qualcosa di semplice – VIII Capitolo – II parte
Quando mi hai raccontato la verità sul prozio William era primavera e il roseto nel giardino della villa di Lakewood in fioritura. La mattina dopo aver saputo chi eri, mi sono alzata presto. Era difficile continuare a stare a letto tanto erano intense le mie emozioni. Il sole era già nato.
Mi sembrava ancora impossibile credere che il prozio e tu eravate la stessa persona! Era un sogno, un sogno meraviglioso. La sera prima di fronte al mio totale stupore, avevi preso le mie mani tra le tue mentre non riuscivo a smettere di ringraziarti per ciò che avevi fatto per me. Il calore di quelle mani, i tuoi occhi sorridenti che celavano imbarazzo…
– Candy io sono il prozio William è vero, ma voglio essere Albert. Desidero così tanto essere Albert…- mi hai detto.
– Albert… – ti ho risposto emozionata… poi mi sono arrabbiata! Quante notti insonni pervase dall’ansia di non sapere dove tu fossi… per la preoccupazione mi è sembrato di invecchiare di colpo! – sono sbottata!
E tu ti sei messo a ridere, sornione, come sempre… “ Preferisco che ti vedano al mio fianco come una giovane donna invece che ti scambino per la mia sorellina”… mi hai risposto serio.
Sono uscita nella terrazza della mia stanza e tu eri tra le rose Dolce Candy insieme al Sig. Whitman, indaffarati a concimarle e annaffiarle affinché poi sbocciassero più meravigliose che mai. Avevi le maniche della camicia arrotolate sino al gomito, un gesto che fai spesso.
Il sole illuminava il biondo dei tuoi capelli e non riuscivo a smettere di fissarti. Era quasi come se ti vedessi per la prima volta. La sicurezza dei tuoi movimenti, il tuo fisico atletico, le tue braccia che spesso mi avevano sostenuta e abbracciata.
Tutto intorno era esattamente come lo ricordavo. Il vento fresco del mattino mi accarezzava le guance, pieno del dolce profumo delle rose appena schiuse.
Ad un certo punto ti sei accorto che ti stavo osservando: avevi un ginocchio poggiato a terra e con una mano toglievi qualche erbaccia, mentre l’altro braccio era poggiato con il gomito sull’altra gamba ripiegata e sostenuta dal piede poggiato a terra; con l’altra mano tenevi un annaffiatoio e avevi le spalle un po’ in avanti. Ti sei alzato e mi hai salutata facendomi cenno con la mano di raggiungervi e poi sei rimasto a fissarmi anche tu. Siamo rimasti così, a lungo, a guardarci; all’inizio sorridendoci, poi quel sorriso è diventato il desiderio e la tensione di ritrovarci subito vicini.
– Candy che aspetti! Vieni quì! – mi hai detto ad alta voce per farti sentire.
Il mio cuore aveva iniziato a battere forte, ma non era mai stato così leggero, ti avevo ritrovato con la consapevolezza che non ti avrei mai più perso. Abbiamo trascorso così due giornate magnifiche insieme. Mi hai riportata alla baita e abbiamo trascorso la notte lì. Ora non rischiavi più di essere scoperto e cacciato via! In quel luogo il tempo pareva essersi fermato. Seduta sul tappeto davanti al fuoco del caminetto acceso, osservavo il tuo profilo sereno. Stavi bene, ero così felice che la tua memoria fosse tornata! Ogni sforzo che avevo fatto era stato ripagato! Ti sei alzato dalla sedia accanto al camino e hai appoggiato una coperta sulle mie spalle. Le tue mani hanno indugiato in quel gesto e ho poggiato la mia mano sulla tua. Quante volte ti eri preoccupato che non soffrissi il freddo e non mi prendessi un raffreddore! Ti sei seduto nuovamente e ho continuato a fissare le piccole fiammelle del fuoco. Dopo aver riso ripensando al Dottor Martin, siamo rimasti in silenzio. Sentivo il tuo sguardo su di me. Ho capito che tu non eri cambiato ma sapevo anche era tutto diverso ora, anche per te. Non eravamo più Albert e Candy della casa della Magnolia. Non potevamo più raccontarci quella storia. Era come se avessi improvvisamente iniziato a leggere un libro scritto in una lingua che credevo sconosciuta. Non mi ero mai chiesta il significato di tanti tuoi gesti di ciò che sentivo, ma ancora non ero sicura di capire. Tra te e me chi stava cambiando di più ero io. Le ferite si stavano rimarginando, non facevano più male, lasciando il posto a nuove emozioni. Ora c’erano delle domande tra noi, quasi impellenti eppure premature. Il tuo sguardo su di me, una carezza gentile, che tradiva il dispiacere di ciò che non potevamo più essere e forse la speranza di essere ancora di più. Ho sentito un tuffo al cuore a quel pensiero.
Quando siamo rientrati a Lakewood, la stessa sera ti ho detto che dovevo tornare alla Casa di Pony, le direttrici avevano bisogno di me, dovevo rendermi utile lì. Era per me necessario. E tu hai capito. Così Georges la mattina seguente mi ha riaccompagnata. Ma quando ho lasciato Lakewood mi sentivo davvero confusa. Non volevo separarmi da te, ma …
– È sicura della sua decisione Signorina Candy?-
– Sì Georges. Ho bisogno di tornare dove sono cresciuta e ricominciare da lì. So che Albert, il prozio William, ha potuto leggere nel mio cuore. Sono serena e non desidero altro che venga a trovarci presto alla Casa di Pony. È così impegnato con il lavoro, e poi il villaggio ha bisogno di una infermiera. I bambini e le direttrici hanno bisogno di me.- gli ho detto mentre guardavo fuori dal finestrino dell’automobile.
– Non solo loro Signorina Candy, hanno bisogno di lei – Georges mi aveva guardato dallo specchietto con un sorriso dolce.
Il mio cuore si riempiva di gioia pensando a te, Albert. Mi sembrava ancora impossibile credere che tu fossi il prozio William.
– Georges…- ho proseguito.
– Si Signorina Candy. –
– Io voglio ringraziarti. Mi hai aiutata così tante volte… sei il mio Cavaliere Bianco sai? –
L’ho visto arrossire leggermente, non era abituato a ricevere complimenti.
– Ho a cuore il suo bene Signorina Candy, così come quello del Signor William. Mi sento fortunato ad averla potuta aiutare. Così come sono sicuro che il Signor William si senta profondamente grato e fortunato ad averla incontrata. –
A quelle parole non sono riuscita ad impedire alle lacrime di riempirmi gli occhi.
– Io Georges mi sento così felice e allo stesso tempo triste, come se stessi in un sogno che non mi appartiene… il mio cuore fatica a contenere tutte queste emozioni per lui… mi sento frastornata… non so come affrontare tutto questo… io… – ero un fiume in piena e non potevo trattenere le parole che solo a Georges potevo confidare così d’impeto.
– Dia tempo al tempo Signorina Candy – mi aveva interrotto premuroso.
– So che può sembrare assurdo, ma in questo momento mi sembra di aver perso Albert definitivamente! – ho detto lasciando le lacrime rigare le mie guance.
La nostra vita insieme alla casa della Magnolia mi appariva come un dono. Provavo un grande senso di vuoto alla consapevolezza che quei momenti erano passati per sempre. Ora che eri il capo famiglia degli Ardlay, che non mi aveva mai accettata, dopo che avevo scoperto quanto mi avevi aiutata…
Noi due insieme a Chicago, le risate, le nostre cene, le difficoltà che abbiamo superato. La tua presenza rassicurante, potevo confidarti tutto, come non potevo fare con altri. Mi rendevo conto che tu eri il mio Albert. Eri il mio porto sicuro. Ma solo quando mi sono ritrovata sola nella nostra casa ho sentito che mi mancavi così tanto… come nessuno mai mi era mancato nella vita. All’improvviso, mentre i campi scorrevano troppo veloci dal finestrino, ho capito che non ero solo preoccupata di non ritrovarti o che fossi finito in un brutto guaio.
Ma tu ora eri William Albert Ardlay. Era così difficile per me ammettere che in fondo non me ne importava nulla? Ero una Ardlay, ma sentivo di esserlo? Come avrei potuto continuare a vivere con te come se nulla fosse cambiato? Amavo gli abiti semplici, arrampicarmi sugli alberi, avevo già vissuto quel bellissimo sogno da ragazzina… Lakewood era pieno di ricordi felici ma anche di molto dolore. E poi desideravo lavorare come infermiera. Era stata una decisione difficile separarmi da te, ma non c’era altra soluzione in quel momento. Ero davvero sopraffatta.
– Signorina Candy, non pianga la prego. Lei è molto speciale per il Signor William. Lui ha avuto una vita complessa e alcuni periodi sono stati davvero difficili. Non lo avevo mai più visto così sereno e felice come con lei. Suo padre mi chiese di prendermi cura di lui se gli fosse accaduto qualcosa… e questo promisi anche alla Signora Rosemary quando… – Georges si era interrotto bruscamente. L’emozione a quelle parole era arrivata a tradimento e l’ho guardato con tenerezza:
– William… mi perdoni il signor William è ciò di più caro io abbia al mondo. Ho visto crescere lui ma ho visto crescere anche lei signorina Candy. Siete felici quando siete insieme, ma lui non farà nulla se lei non glielo permetterà. Non vede cosa vi lega? Il vostro è un legame antico, del destino. –
Ho sgranato gli occhi a quelle parole e d’impulso mi ero portata una mano al petto. Si era vero, ho sempre pensato che io e Albert fossimo legati da un filo invisibile e misterioso.
– Cosa intendi per legame antico?? – Georges mi aveva sorriso ma non aveva aggiunto altro – E cosa intendi per “destino”? –
Non ho avuto il coraggio di ripetere la sua prima frase: “lui non farà nulla se lei non glielo permetterà”, il mio cuore batteva all’impazzata. Come avrei potuto solo immaginare che lui potesse davvero… innamorarsi di me?
– Io sono un’orfana Georges. Cosa davvero mi è concesso desiderare oltre al buon cuore di un benefattore? – ho osato dire a me stessa più che a lui.
Georges si era fatto molto serio, aveva accostato la macchina sul ciglio della strada e si era voltato a guardarmi.
– Signorina Candy, non deve affliggersi. Io ho capito sa? È solo arrivato il momento che voi due vi conosciate davvero. Troppi misteri hanno condizionato la vita del signor William. Sua sorella Rosemary era una donna eccezionale, gli ha insegnato che la ricchezza o la posizione sociale non sono fondamentali per essere felici. Il signor William è diverso dal resto della famiglia. Gli permetta di essere se stesso. Permetta a lei di essere se stessa e di trovare la sua felicità. –
Sono rimasta in silenzio; in fondo alla strada la Casa di Pony. Georges era ripartito. La macchina era arrivata davanti alla casa e si era fermata; già si sentivano le grida dei bambini che si avvicinavano e travolgevano Miss Pony sull’uscio.
– Prometti di non raccontare a nessuno questa nostra conversazione Georges? Soprattutto al Signor William? – ho chiesto congiungendo le mani come in preghiera.
– Può fidarsi di me. – era stata la sua sincera risposta.
I mesi erano trascorsi sereni alla Casa di Pony mentre le stagioni si susseguivano. La casa, sempre più bella, era piena di bambini e di allegria. Tu venivi a trovarci quando potevi, riempiendoci sempre di doni. Tra noi non mancavano mai le risate, i giochi con i bambini, le palle di neve o il tè più formale con le direttrici a cui brillavano gli occhi ogni volta che avvisavi del tuo arrivo.
Avevi iniziato a viaggiare molto per lavoro, c’era tanto da recuperare! Poi hai fatto costruire la Clinica Felice e oltre ad avere cura dei bambini della Casa di Pony lavoravo con il dottor Martin. Quella lontananza da te forzata, ci ha permesso di aprirci uno all’altra sempre di più. Ti conoscevo bene e allo stesso tempo così poco… io conoscevo ciò che amavi di più, la dimensione in cui eri felice, ma non conoscevo la dedizione e l’amore per la tua famiglia (non immaginavo ne avessi una!), l’abilità e la fatica emotiva nel ricoprire un ruolo ricevuto in eredità. Sapevo così poco del tuo passato e delle tue antiche origini. E poi… il giorno in cui all’improvviso ti sei presentato alla mia porta. Quel giorno fu l’inizio di una nuova e speciale primavera.
Non ti avevo mai visto così emozionato, sembravi un ragazzino. Avevo intuito che stava per accadere qualcosa di speciale. Non ero più la bambina in lacrime che aveva perso sua sorella, né la ragazza orfana che si sentiva un peso per le direttrici. Non ero più la ragazza in cerca del suo percorso nella vita. Quella bambina e quel ragazzino avevano davvero fatto tanta strada in quegli anni! In qualche modo eravamo sempre stati una accanto all’altro, attraverso un legame e un sentimento d’amore invisibili agli occhi, ma non al nostro cuore.
Quel giorno che non dimenticherò mai, il desiderio di poter incontrare di nuovo quel ragazzo che chiamavo Principe della Collina si è finalmente trasformato in realtà. Il destino a volte è davvero meraviglioso. Così come meraviglioso è stato il modo in cui mi hai svelato la verità. Avevi un’aria diversa che mi ha fatto sobbalzare il cuore. Mi hai detto “Candy, andiamo alla Collina di Pony”. Siamo rimasti un po’ in silenzio, poi prendendo coraggio ti sei voltato verso di me. Eri lì davanti ai miei occhi mentre i tuoi diventavano lucidi. La tua voce era incrinata.
In quel momento sotto quel cielo azzurro avevo accanto il mio Principe della Collina… Ero rapita da una tale visione. Sei rimasto a guardarmi dolcemente sino a quando non ho smesso di piangere.
Non è stata per me una sorpresa così inaspettata scoprire che tu eri il mio Principe della Collina che aveva perso la sua spilla d’argento, quella che portavo sempre con me. Una parte del mio cuore lo sapeva già.
Eri lì accanto a me, il ragazzo che con il suo sorriso guariva sempre le ferite del mio cuore. Eri lì accanto a me, Albert, l’uomo che più di tutti nella mia vita ha desiderato che io fossi felice. Era questo il tuo pensiero anche quando eri malato e a mala pena riuscivi a prenderti cura di te stesso.
E quando ho visto il tuo sguardo emozionarsi nel dirmi che la spilla che accudivo come un prezioso tesoro era tua… ho capito una cosa davvero importante: che niente e nessuno avrebbe mai potuto separarci finché saremmo stati in questo mondo. Nulla ci avrebbe mai potuto allontanare uno dall’altra. E non aveva importanza ciò che avremmo affrontato, ciò che il destino ci avrebbe riservato. Eravamo insieme e sapevo che ci amavamo dal profondo del nostro cuore. E quell’amore avrebbe avvolto tante altre persone.
Si Albert con te ho raggiunto la mia felicità! In fin dei conti, nella mia vita, cercavo solo qualcosa di semplice… vivere con la persona che amo.
Io credo che per Candy la scoperta che Albert è il prozio William sia stata spiazzante per più di una ragione. Non solo perché veniva a scoprire finalmente chi era l’uomo cui doveva tutto, colui che l’aveva salvata dalle vessazioni dei Lagan e dalla prospettiva di una segregazione in Messico, che l’aveva protetta con il suo illustre cognome, fornendole un’educazione prestigiosa alla Saint Paul Academy ma anche e soprattutto perché quello che adesso si trovava davanti era un importante uomo d’affari con un lavoro impegnativo e un impero da gestire, un uomo con uno status sociale da mantenere, rispetto al quale Candy, secondo me, si doveva sentire piccola ed insignificante e Albert, sicuramente, doveva apparirgli lontano ed irraggiungibile.
Se la famiglia non l’aveva mai del tutto accettata come figlia adottiva degli Ardlay, men che meno avrebbe tollerato che lei potesse diventare intima con l’erede del clan, ecco perché per Candy l’esperienza della convivenza all’appartamento della Magnolia doveva essere paragonabile ad un sogno e verso di essa doveva provare una forte nostalgia. In quel contesto William Albert Ardlay era semplicemente Albert, il ragazzo con cui aveva condiviso tutto, gioie e dolori. Colui con cui aveva vissuto la quotidianità, a cui aveva raccontato tutto di e se, che l’aveva consigliata, che cucinava per lei, che dormiva nello stesso letto a castello, indossando un pigiama come il suo e la cui tazza da colazione con incisa la lettera A stava accanto alla sua con la lettera C. Credo che a Candy mancasse tutto questo e la prospettiva di non potere più avere questa intimità con un uomo che le stava a cuore sempre di più, doveva farle una gran paura.
Adesso sa di amarlo dal profondo del cuore ma Candy agogna a qualcosa di semplice poichè è una ragazza semplice che sa trovare la gioia nelle piccole cose della vita e che vuole solo amare ed essere amata.
Lo sfogo di Candy con Georges in auto è molto bello e significativo. Georges ama Albert come un padre e si è sempre preso cura di lui e sa che Candy è la cosa migliore che poteva capitargli. Per questo dice a Candy di non perdere le speranze e di concedersi di guardare alla felicità di entrambi.
Quando Candy poi scopre che Albert è anche il principe della collina, viene svelato l’ultimo mistero e in quel momento emozionante scelto con cura proprio da Albert, le fa comprendere appieno il coinvolgimento di lui, ora sa che ad Albert non importa un fico secco dello status sociale e che lui vuole semplicemente essere il suo principe della collina. Quello è l’anello di congiunzione tra loro, da li è partito il filo invisibile che li unisce indissolubilmente!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ciao Cinzia! Hai detto bene, Candy è una persona umile e di grande spirito, ma si è sentita davvero piccola quando ha compreso chi davvero aveva davanti a sé, chi davvero era Albert e cosa aveva fatto anche per lei. Un ragazzo che amava la natura, capace di empatia e di grande profondità emozionale, gentile e forte, che lottava per trovare se stesso, come tutti. Un ragazzo che per nascita era diventato suo malgrado molto importante e che avrebbe dovuto dar conto agli altri del suo prestigioso nome. Ha fatto tribolare la prozia Elroy ma di fatto Albert si è dimostrato subito anche molto capace negli affari e nel dirigere la famiglia. Credo che lo sforzo che lui ha fatto per non perdersi ma non deludere la famiglia, sia stato davvero enorme. Conoscere Candy e poi vivere con lei è stato secondo me “curativo” per Albert. Con lei ha ritrovato una dimensione familiare positiva e soprattutto libera. Ha dovuto mentire ma ha dato anche il meglio della persona che probabilmente sentiva di essere. Ed era ciò che voleva gli altri imparassero a vedere. Candy secondo me non può non rimanere spaesata da un uomo come William Albert Ardlay. Ma il suo cuore fortunatamente va dritto al punto: lo ama? Anche per lei il suo nome non deve essere un motivo per allontanarsene, sarebbe stata la cosa più brutta che avrebbe potuto fare ad Albert. Ma sicuramente avevano bisogno di relazionarsi ora nella realtà che non era, e mai più sarebbe stata, la loro vita alla Casa della Magnolia. Candy ha di fronte a sé un uomo disposto a tutto per lei, già adulto, che desidera renderla felice. Un uomo che sa tutto di lei ma che lei conosce poco. Conosce Albert, ma William? Devono ripartire da lì e per questo anche che per me la loro corrispondenza in FS è così importante. Quest’uomo non desiderava altro che aprirgli il suo cuore… come poi farà un giorno di primavera sulla collina di Pony! Un abbraccio xoxo
"Mi piace"Piace a 1 persona