Capitoli precedenti
Qualcosa di semplice I capitolo
Qualcosa di semplice II capitolo
Qualcosa di semplice III capitolo
Qualcosa di semplice IV capitolo
Qualcosa di semplice V capitolo
Qualcosa di semplice VI capitolo
Qualcosa di semplice VII capitolo
n.b le frasi in corsivo appartengono alla traduzione italiana di Candy Candy Final Story.
Qualcosa di semplice – VIII Capitolo
Lakewood 1927
Intervistatore: – Ha accennato ad un prisma colorato, dunque, cos’è l’amore per lei? –
Candy: – Quando avevo 15 anni non conoscevo il significato di amare dal profondo del cuore. Il vero amore è libertà, comunione, fiducia, non può essere scambiato per
solo piacere o passione. L’amore non è nascondersi dietro le mura del proprio carattere. L’amore vero non è far tacere la paura e la solitudine. Amare senza conflitto, il vero amore è colui che può davvero sentirci e capirci, non teme il nostro passato, non teme le nostre parole. Essere in comunione non significa però essere uguali all’altro. Non ci sarebbe arricchimento altrimenti. Quella sensazione di conoscerci da sempre che è espressione di quell’energia universale a cui apparteniamo. Questo è stato per noi ed è l’amore. – (sorride ad Albert che è accanto a lei e che ricambia con tutto il cuore).
Scozia, inizio primavera del 1937
Candy
– Biscotti pronti. Ok.
Guardo nuovamente all’interno del forno.
La cottura dovrebbe essere completa così apro lo sportello e una nube di vapore bollente mi avvolge il viso e i capelli. Sventagliando un poco lo strofinaccio per allontanare quel calore improvviso mi chino e, delicatamente, prendo la torta fumante e la poggio sopra il grande tavolo di legno della cucina.
– È caldissima! –
La osservo per un po’.
– Anche questa è venuta bene – dico scuotendola con delicatezza. Avvicinandomi alla credenza scelgo un piatto abbastanza ampio con dei piccoli disegni floreali sui bordi.
– Un piatto perfetto per la mia cheesecake! Tra un po’ saranno a casa, sono sicura che gradiranno! – mi dico sorridendo e compiacendomi della buona riuscita del dolce.
C’è silenzio in casa. Da qualche giorno sono sola in questa elegante e grande villa. Abbiamo deciso di passare più tempo possibile in quella che da anni era utilizzata come seconda residenza soprattutto per le vacanze. La villa è immersa in una natura intensa e sorprendente. Un luogo caro che ci ricorda altri luoghi cari. Adoro il villaggio qui vicino, lo conosco bene e posso aiutare le famiglie e i bambini in ciò che so fare meglio. Mentirei se dicessi che ho bisogno di lavorare. La mia oggi è una professione fatta esclusivamente per passione e per dedizione personale.
Decido di uscire nell’ampio giardino e mi dedico al roseto; i boccioli di rosa sono quasi pronti a fiorire e tutt’intorno la primavera sta sbocciando. La vegetazione è rigogliosa nel nostro parco privato. Mi volto e noto che uno dei boccioli di rosa scarlatta si sta schiudendo. È molto simile al colore delle rose del Portone delle Rose di Anthony, quando lo incontrai la prima volta e pensai fosse il mio Principe della Collina. Sono passati tanti anni da allora, ma quelle immagini sono ancora nitide nella mia mente.
Quanto desidero sentire nuovamente il profumo della Rosa Dolce Candy che Anthony aveva creato per me. Il vento è freddo e nell’aria il profumo dei narcisi è intenso, un profumo che mi ricorda quella primavera a Londra di tanti anni fa trascorsa con i miei cari amici… dopo tanto dolore per la morte di Anthony, iniziavo a sentirmi più serena.
Recido la rosa scarlatta e rientrando in casa la sistemo in un piccolo vaso dal collo lungo e la posiziono accanto alla torta.
Vado in salotto e subito il quadro di Slim attira il mio sguardo. Non importa che tempo faccia fuori, lì in questo salotto è sempre primavera. È sempre Maggio.
Decido di scrivere a Miss Pony in risposta alla recente lettera che ho ricevuto da suor Lane. Finalmente sono arrivate buone notizie! Ma quel senso di preoccupazione e malinconia non era del tutto cessato nel mio cuore. Ho avuto paura che Miss Pony morisse. So che è piuttosto anziana, ma per me è un pensiero insopportabile, ancor più perché mi trovo così lontana da loro e non posso offrire il mio aiuto come un tempo.
Prendo dal cassetto della scrivania la carta da lettera e la penna: “Cara Miss Pony…” provo a scrivere.
I miei occhi si aggrappano nuovamente al dipinto, presi dalla nostalgia di quei luoghi che spero tanto di rivedere un giorno. Basta poco affinché i ricordi invadano i miei pensieri e torno indietro nel tempo; il giorno in cui mi sono separata da Annie. Il giorno in cui ho incontrato Albert per la prima volta; il giorno in cui la mia vita è cambiata per sempre…
Dopo aver incontrato il mio adorato Principe, quanta attesa e speranza avevo nel cuore correndo sull’altura convinta di trovarlo ancora lì! Non avevo raccontato a nessuno di quell’incontro. Era il mio prezioso segreto. Non so perché, forse temevo mi dicessero che avevo inventato tutto, ma io avevo la sua spilla. Quando ero preoccupata e triste mi bastava guardare fuori il cielo stellato illuminato dalla luna, prendere la spilla tra le mani e far suonare il campanellino per trovare coraggio e affrontare i problemi. Erano passati degli anni da quel sorprendente incontro e ne avevo tredici il giorno in cui ricevetti la lettera di Annie che non voleva aiutarmi a trovare un lavoro. Per la delusione mi ero messa a correre verso la collina sperando che, mettendomi a piangere forte, il Principe sarebbe comparso nuovamente a consolarmi. Se fosse accaduto, stavolta non lo avrei lasciato andar via. Oramai ero troppo grande e impegnativa economicamente per le direttrici, ma troppo grande anche per essere adottata. L’unica soluzione era trovare un lavoro! Sulla collina quel giorno non avevo ritrovato il mio Principe, ma all’improvviso dall’altura avevo visto una macchina nera sopraggiungere. Non sapevo che quella macchina mi avrebbe portata in qualche modo da te, nei luoghi a cui eri più legato e poi nella tua casa, a Lakewood.
I Lagan… era stato grazie a Neal e Eliza che, per scappare dalla loro cattiveria, mi ero poi un giorno ritrovata al cancello delle rose: era estate e lì incontrai Anthony. Sembravi tu. Avevo creduto di vivere un sogno… ed Anthony, vedendomi piangere, mi aveva parlato usando le stesse tue parole e poi mi aveva sorriso.
Ero così emozionata e felice! Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto! Ero tornata a cercarti nuovamente appena mi era stato possibile, perché anche in quell’occasione quel ragazzo era sparito all’improvviso. Volevo sapere se quel luogo aveva davvero a che fare con il mio Principe! Era stato il profumo delle rose a farmi ritrovare il cancello e osservando curiosa la storia incisa sulla roccia del portone di pietra, ero riuscita a scoprire che l’aquila scolpita era la stessa della tua spilla! E io che pensavo che allontanandomi dalla Collina di Pony non avrei più potuto incontrarti… invece il destino mi stava portando da te.
Tutto mi sembrava più tollerabile quando ti pensavo, anche le angherie dei due fratelli, perché misteriosamente quei luoghi mi svelavano qualcosa di te. E mi avevano fatto incontrare Anthony, Stair e Archie.
E poi… poi il destino con i suoi misteriosi percorsi mi aveva portato tra le tue braccia quando mi hai salvata nella cascata. Mi hai raccontato anni dopo che mi avevi riconosciuta subito e che hai sorriso quando hai notato la tua spilla sul mio petto. Vicino a te inconsciamente mi sentivo come in presenza del principe, potevo aprire il mio cuore e dirti tutto, ma non avrei mai immaginato che quell’uomo con la barba e gli occhiali scuri potesse essere proprio lui.
I tuoi occhi di un blu terso come il cielo mattutino, la tua voce… ma la barba!
Che sciocca sono stata a non capire per così tanto tempo. Tu eri un giovane uomo; mi hai spogliata, rivestita con una tua camicia e poggiata sul tuo letto affinché riposassi. Hai acceso il fuoco per far asciugare i miei abiti e potessi riscaldarmi. Nell’ attesa che mi riprendessi, hai cucinato una minestra e mi hai tenuta al sicuro. La baita era bellissima: fuori era notte, ma il cielo era illuminato da una luna splendente. La foresta intorno che ci avvolgeva, il fuoco del camino, sembrava di essere all’interno di una favola e lì con te io mi sentivo a casa. La tua sola presenza mi faceva stare bene. Non ho fatto altro che parlare e tu mi sorridevi e spesso scoppiavi a ridere. Poi ti sei fatto serio mentre ascoltavi con attenzione le difficoltà che stavo incontrando a vivere con la famiglia Lagan, del fatto che fossi un’orfana. Quando mi hai riportata a casa con la barca la mattina dopo, mi hai detto che ogni volta che mi fossi trovata in difficoltà avrei potuto inviarti un messaggio. Il vento del sud avrebbe portato i miei messaggi a te. Allo stesso tempo, senza saperlo, tiravo fuori la tua spilla e mi facevo forza. Quando mi hanno cacciata, ho pensato di venire da te, di vivere con te nella baita. Ma poi sono andata in Messico e tu mi hai salvata ancora, decidendo di adottarmi e permettendomi di vivere uno dei periodi più felici e spensierati della mia vita come componente della famiglia Ardlay. Pensavo fossi un anziano e burbero signore, un prozio generoso che aveva accolto la richiesta dei suoi amati nipoti. Non riuscivo a comprendere perché quell’anziano signore non frequentasse la famiglia. Neanche i ragazzi ti conoscevano! Ma non sembravano turbati più di tanto, nessuno chiedeva, nessuno voleva conoscere la verità e svelare quel mistero…
Attraverso Anthony ho sognato di averti ritrovato, stare con te rivedere il tuo sorriso, ascoltare la tua voce. Alla festa degli Ardlay ho immaginato di ballare con te. Sembravate così simili a prima vista… ma in realtà eravate diversi. Lui non aveva la tua luce, celava qualcosa di doloroso. Anthony era un ragazzo gentile e mi sono legata moltissimo a lui. L’ho amato perché era… Anthony e nel mio cuore , pensavo di essere colpevole per quella morte.
Ironia della sorte, sin da quando ero piccola avevo sempre desiderato essere adottata da una ricca famiglia… ma il dolore per la sua morte mi aveva costretta a guardare dentro me stessa e capire che in realtà desideravo cose semplici dalla vita… non mi interessava il lusso che il prozio William poteva offrirmi. Volevo tornare alla casa di Pony, desideravo solo quello. Avevo vissuto un sogno, ma tale sarebbe rimasto, finché non si era trasformato in un incubo.
Ma tu Principe – almeno io ogni tanto mi concedo di chiamarti ancora così! – non mi hai lasciata restare a vivere nell’orfanotrofio e attraverso Georges ti sei ripresentato per mandarmi a studiare a Londra e trovare la forza di superare tutto quello che era successo. Anche Stair e Archie avevano bisogno di me come io di loro, più di quanto potessi immaginare.
Smetto di fissare il quadro di Slim, non so quanto tempo è passato. Esco sulla terrazza. Il vento fresco si mescola al profumo dei narcisi.
Dopo il dramma di Anthony una volta partita, temevo non ci saremmo più incontrati. Invece il destino ci ha riportati uno all’altra. Senza barba quasi non ti ho riconosciuto, sembravi così giovane! Non so perché ma ero davvero meravigliata del tuo nuovo aspetto suscitando la tua ilarità. In realtà eri davvero giovane! Avevi 25 anni ed io stavo crescendo in fretta. Che gioia era stata riabbracciarti! Come sempre stare con te mi riempiva di felicità, ma non avevo capito perché il suono della tua voce mi facesse battere così forte il cuore ed il perché di quella nostalgia che provavo dei luoghi che ci avevano visti insieme. Era la seconda volta che ti incontravo – anzi la terza! – e non ho potuto fare a meno di gettarmi tra le tue braccia. Era così spontaneo per me così come era per te accogliermi e stringermi.
Il mio cuore però all’epoca stava vivendo un’altra sua importante stagione dell’amore. Dopo la morte di Anthony mi sembrava come se in fondo al mio cuore si fosse accumulata dell’acqua gelida. Incapace di poter accettare e pensare di amare ancora, mi sentivo così terribilmente in colpa per lui…
All’inizio del mio viaggio verso Londra in una gelida notte ho incontrato un ragazzo in nave che mi aveva ricordato proprio Anthony.
Terence. Nei mesi che ho trascorso al college, lui si era imposto su quelle emozioni che mi procuravano dolore e mi facevano vivere in una dimensione irreale. Terence era il ribelle dell’istituto e io riuscivo a comprenderlo più di chiunque altro. Non importava il tipo di educazione ricevuta o la famiglia in cui era nato, lui si sentiva abbandonato e non voluto dai suoi genitori. Cercava di scappare dal suo dolore, ma desiderava tanto essere amato sinceramente, di potersi sentire degno del rispetto degli altri, non solo per il cognome di suo padre. Aveva un carattere forte e fragile allo stesso tempo. Le sue emozioni spesso prendevano la forma delle onde che ti cullano dolcemente, ma potevano infrangersi sulla battigia improvvisamente con inaspettata violenza. Questo mi destabilizzava. Terence non tollerava i miei sentimenti per Anthony e non capiva quanto questo mi ferisse e mi allontanasse da lui. Eppure è grazie a Terry se sono riuscita a prendere coscienza che Anthony non sarebbe più tornato da me.
Terence allora mi stava cambiando sempre di più, ma non capivo se questo fosse giusto. Desideravo tanto qualcuno che me lo dicesse e che facesse ritrovare pace al mio cuore così agitato. Dopo la meravigliosa Festa di Maggio il mio cuore non riusciva a trattenere le sue acque gelide ed era come se si fosse formata una sorgente d’acqua nel mio petto. Il dolore di Terry ed il suo temperamento brusco, la sua improvvisa dolcezza e calma mi avevano costretta ad affrontare ciò che volevo evitare.
Quella primavera londinese così, si era trasformata velocemente in estate… e sono andata in Scozia per la prima volta, la tua terra di origine! Ero così curiosa di vedere questi luoghi… e non mi sono meravigliata che mi abbiano subito fatto pensare a Lakewood. Quanti bellissimi ricordi ho qui!
Tu intanto eri partito per l’Africa. Quante cose sono successe in quei mesi, ho provato anche a cercarti. Desideravo tanto avere tue notizie. E poi il tuo incidente in Italia che ti aveva riportato da me senza che tu ricordassi nulla di noi.
Nel frattempo in una girandola di mancati incontri e di ritrovamenti improvvisi… di partenze per la guerra… la mia storia con Terry si era complicata a tal punto che a New York ci siamo detti addio in un’altra gelida sera, ripromettendoci però di essere felici. Sono sicura che non sia stato solo tutta opera del fato: io voglio credere che tutte le strade che abbiamo preso siano state frutto di una scelta.
Al rientro da New York c’eri tu ad aspettarmi nella nostra casa.
Mi hai sempre protetta e sostenuta. Piano piano sono andata avanti sempre più sicura della strada che desideravo intraprendere. Avevo la mia spilla e te. Non era contemplato lasciarsi andare, nemmeno dopo la morte di Stair. Il mio caro Stair.
Miss Pony mi ha sempre detto che se si vive la vita con coraggio, dietro l’angolo può aspettarci qualcosa di meraviglioso. Non bisogna mai perdere la speranza di essere felici. E questo me lo hai sempre insegnato anche tu.
E quando credevo che tutto stesse tornando alla normalità tutto all’improvviso è cambiato nuovamente e tu sei sparito! Ancora fatico a pensare poi che Neal volesse davvero fidanzarsi con me! Ma devo ringraziarlo, perché la sua follia mi ha permesso di scoprire chi fosse il prozio William… che notizia incredibile! Da quel giorno tra noi è cambiato tutto.
Ero felice. Felice di averti trovato. Ti ho cercato tanto, come mai prima nessuno. La casa che avevamo scelto per vivere insieme era vuota. Mi guardavo attorno… le tazze con le nostre iniziali, i pigiami uguali… tu che cucini, io che combino disastri. Una casa vuota della tua voce, delle tue risate, delle nostre risate. Sentivo ancora il tuo profumo nella camera che condividevamo. Se non ci fossi stato tu in quella casa non avrei tollerato i dolori che ho dovuto affrontare.
Non me ne rendevo conto, ma con te accanto tutto era più facile. Sai, pensavo fossi io a prendermi cura di te… ma era vero il contrario. La nostra vita insieme, la nostra amicizia, il lavoro alla Clinica Felice, col tempo mi sono sentita nuovamente felice. Ed era merito tuo.
Le tue parole gentili, le tue mani nelle mie, i tuoi abbracci. I tuoi occhi su di me a scrutarmi, a volte seri, ma che poi si aprivano ad un sorriso che proveniva dal cuore. In quei momenti mi sentivo turbata. Ma cercavo di nasconderlo soprattutto a me stessa. Ora so perché diventava sempre più difficile reggere i tuoi occhi nei miei. E mi ritrovavo a chiedermi cosa tu davvero pensassi di noi due. Eravamo come una famiglia? Fingevamo di essere fratello e sorella ma sentivo che nel profondo del mio cuore eri una persona speciale. Ma non ero ancora in grado di affrontare la realtà e poi… poi te ne sei andato causandomi quella profonda angoscia. Allora ancora non conoscevo tutti i colori dell’amore, ma oggi so che il colore di una amicizia come la nostra rende l’amore più forte e intenso.
Non riuscivo a sopportare l’idea di non sapere dove tu fossi. Eri al sicuro? Non sopportavo la tua lontananza. E non capivo come tu avessi potuto comportarti così con me dopo che ci eravamo promessi di condividere tutto, le cose belle e le cose brutte. E quelle voci…che tu avessi a che fare con la mafia! Non potevo crederci perché ti conosco. Sapevo nel mio cuore che eri una brava persona, che sei onesto. Desideravo soltanto che tu aprissi improvvisamente la porta di casa nostra per poterti dire “Bentornato a casa!”, abbracciandoti stretto, felice di poter pronunciare quella parola. Quante notti ho trascorso con l’orecchio teso verso quella porta, che non si apriva mai.
Così ho deciso di andarmene e lasciare Chicago, non sentivo più di avere un motivo per rimanere lì. Ancora una volta, volevo tornare alla Casa di Pony, era l’unico pensiero che mi dava sollievo.
Ti sei allontanato da me per proteggermi, per non causarmi altri problemi, o disturbo come mi avevi scritto sul biglietto che mi hai lasciato. Come hai potuto solo pensarlo? Che sciocchezza. Avresti dovuto parlarmi invece! Avere più fiducia in me. Perché non volevi confessarmi che nonostante tu avessi recuperato la memoria, avevi deciso di continuare a vivere con me? Perché non mi hai parlato della tua vera identità? Temevi che mi sarei sentita in obbligo nei tuoi confronti o che mi sarei allontanata da te?
Pensavi di potermi deludere? Ma tu sapevi più di me quanto il nostro legame fosse forte. Eppure…
Oggi capisco che desideravi solo essere te stesso. Sentirti libero, che io continuassi a vederti per la persona che conoscevo, non per il ruolo che la vita ti aveva dato, certo non per la tua ricchezza. E sapevi quanto io non mi riconoscessi nel vivere una vita così facoltosa come era quella degli Ardlay. Anche se ero parte della famiglia, non potevo semplicemente abitare lì con te, come se nulla fosse accaduto.
Continua…
Stavolta è Candy a raccontarci l’evoluzione della sua storia con Albert.
Determinante è la loro convivenza all’appartemento della Magnolia. Il destino li ha portati li, l’infermiera e il suo paziente senza memoria.
Per Albert, Candy rappresentava in quel periodo una vera ancora di salvezza. Il suo unico legame con il proprio passato, perchè lei lo aveva conosciuto, quando aveva solo 13 anni ed era stata salvata da una cascata a Lakewood proprio dal suo paziente amnesico, che poi era diventato un grande amico. Però anche lei non conosceva molto di lui, nemmeno il suo cognome, sapeva solo che si chiamava o si faceva chiamare Albert e tanto le bastava, perchè quel giovane a cui doveva la sua vita ora aveva bisogno di lei. Albert si tormentava. Non sapere più chi siamo, deve essere una delle cose più orribili che ci possano capitare. La sua disperazione nei giorni del reparto 0, quando era stato addirittura cacciato via perchè fisicamente guarito, anche se la sua memoria era come un grande buco nero, lo avrebbe potuto portare a commettere un’azione terribile, togliersi la vita. Ma Candy non lo aveva mai lasciato aveva lottato per lui anche se andare a convivere con un uomo che non era un familiare o un marito, le sarebbe potuto costare il posto di lavoro. Albert e Candy fingono di essere fratello e sorella ma in cuor loro sentono che il legame che li tiene uniti va molto più in profondità e tocca la sfera romantica. Albert se ne rende conto prima e riacquistata la memoria decide di lasciare l’appartamento mentre Candy lo scoprirà nel modo più brutale, dovrà perdere contatto con lui, convincersi di averlo perso per sempre, disperarsi e fare di tutto per cercarlo, per comprendere che l’enorme vuoto che Albert, con la sua partenza, le ha lasciato dentro è incolmabile. Candy lo vede in ogni stanza, va a dormire nel suo letto, perchè vuole sentirne la presenza accanto a lei, si sente sola come mai si è sentita prima e quando arriva a Rockstown e trova Terry invece, torna a casa delusa perchè non ha potuto avere notizie di Albert.
Vorrei citare un passaggio molto interessante di questo capitolo, October: “Terence. Nei mesi che ho trascorso al college, lui si era imposto su quelle emozioni che mi procuravano dolore e mi facevano vivere in una dimensione irreale. ”
Quello che dici è verissimo, Terence: qualcosa di travolgente!!!
E’ esattamente quello che serviva a Candy in quel momento perchè lui è diverso da chiunque lei abbia conosciuto prima e Candy, che era piombata in un dolore sordo e cieco per la morte di Anthony, di cui tra l’altro si sentiva responsabile, rischiava davvero di perdersi in quel dolore . Non per niente lo zio William! l’ aveva mandata a scuola a Londra. Dunque si, Terry sarà terapeutico per lei, prima la destabilizzerà ma poi la renderà più forte. Candy aveva bisogno di lui e lui di lei , per trovare la sua strada, per scoprire quello che voleva veramente dalla vita, per riappacificarsi con sua madre e con il se stesso e scacciare la rabbia che aveva dentro di se. Sono convinta che il loro incontro sia servito a farli crescere entrambi, le loro strade dovevano incrociarsi per quel motivo e poi dovevano dividersi per sempre.
Grazie October, bellissimo anche questo capitolo!!!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ciao Cinzia! Grazie per la tua bellissima analisi! Albert e Candy riconosceranno in tempi diversi le emozioni uno verso l’altra ma, come anche ci racconta Nagita, i loro cuori si sono riconosciuti da subito. La loro convivenza costruisce quello che sarà poi a tutti gli effetti, un legame indissolubile. La mancanza dell’altro per me sveglia letterarlemte i loro sensi. Candy sente la sua mancanza fisica, quella della loro quotidianità ora conclusa in maniera inaspettata. La scena del manga che hai citato di Candy che dorme e soffre di nostalgia nel letto di lui è davvero un messaggio potente che ha a che fare con una attrazione fisica di Candy verso Albert.
Superata la sua grande delusione d’amore per Terence, Candy non può che lasciar parlare ora la parte più nascosta del suo cuore che ha sempre “cercato” il suo Principe della Collina. Inteso come quella persona in grado di illuminare la tua vita con un sorriso, che la fa sentire a casa, che ti permette di essere te stessa e che ti accetta incondizionatamente. In merito a Terry concordo perfettamente con te. Forse dal cielo, “Anthony sapeva” chi avrebbe potuto dare uno scrollone a Candy, precipitata nell’irrealtà dopo la sua morte. Chi se non un sanguigno Terence avrebbe potuto riportarla coi piedi per terra? La loro storia per me ha questo significato, solo un ardente calore nel petto di Candy avrebbe potuto sciogliere quelle emozioni congelate nel suo cuore. Candy di contro, aiuta Terry a riconoscere il valore in sé, a non scappare dai conflitti con la madre che ha sbagliato ma chiede perdono, aiutandolo a spianare la sua strada verso la sua grande passione per la recitazione. ❤️
"Mi piace"Piace a 1 persona