Capitoli precedenti
Qualcosa di semplice I capitolo
Qualcosa di semplice II capitolo
Qualcosa di semplice III capitolo
Qualcosa di semplice IV capitolo
Qualcosa di semplice V capitolo
Qualcosa di semplice VI capitolo
“I legami voluti dal destino sono indistruttibili.”
Goethe: Le affinità elettive.
Qualcosa di semplice – VII capitolo
Albert era deciso a tornare in Europa e aveva deciso che Poupe sarebbe rimasta in Africa. Non era stato facile per lui partire perché Poupe ,vedendolo andar via senza di lei, aveva continuato a rincorrerlo arrampicandosi sulle sue spalle. Albert con dolcezza ogni volta l’aveva riportata indietro dal suo amico Cécil ma nulla poiché Poupe, agitata, schizzava via e correva nuovamente verso di lui. Era straziante lasciarla, ma sapeva che non la stava abbandonando.
Albert l’aveva presa tra le mani e accarezzata a lungo mentre, anche lui esausto da quella separazione, aveva il viso rigato dalle lacrime. Le aveva ripetuto che era la sua più fedele amica, che mai l’avrebbe dimenticata. Non si sentiva sicuro nel farla viaggiare ancora, era troppo pericoloso con la guerra alle porte e non voleva sparire di nascosto da lei; Poupe si sarebbe sentita ancor più tradita.
Quando Albert le aveva parlato commosso lei sembrava avesse capito attraverso il suo sguardo intenso e intelligente, ma ogni volta mentre lui cercava di posarla nuovamente tra le braccia di Cécil lei continuava ad aggrapparsi al suo braccio, alla sua camicia, vociando a più non posso. Albert però era stato risoluto e alla fine lei si era arresa.
Lo aveva osservato andare via con sguardo triste e poi mentre lui si era voltato a guardarla ancora una volta lei si era girata di spalle. L’ ultima immagine che Albert aveva di Poupe era la sua piccola schiena nera e bianca con la coda lunga e gonfia dal dispiacere che penzolava nel vuoto.
È passato diverso tempo da quando sono andato a mettere un fiore sulla sua tomba.
Una volta contattato Georges, Albert finalmente era riuscito ad avere notizie di Candy ed era rimasto allibito nel sapere che aveva lasciato la Saint Paul School! Georges non aveva saputo essere più esplicito sulla faccenda, si era limitato ad informarlo che stava bene e che desiderava diventare una infermiera.
Candy voleva diventare una infermiera! Aveva pensato che era davvero incredibile quella coincidenza, oppure in qualche modo forse lui l’aveva ispirata?
Se Candy fosse diventata una infermiera un giorno, avrebbero potuto condividere insieme quella passione di aiutare gli altri, magari ancora in Africa, o chissà, in altri luoghi. Il mondo era così grande! Il desiderio di Albert avrebbe potuto avverarsi. La decisione di Candy gli era sembrata un ulteriore segno del destino e aveva approvato la sua scelta con entusiasmo chiedendo a Georges di scriverle e rassicurarla sul fatto che avrebbe lui stesso provveduto ad ogni sua spesa.
Più sereno, Albert aveva intrapreso il viaggio di ritorno ma la guerra era in procinto di assestare il suo primo colpo mortale e non poteva immaginare quanto sarebbe stato fondamentale che Candy volesse diventare un’infermiera. Fondamentale per la sua stessa vita: infatti, attraversando l’Italia in treno, un’esplosione improvvisa e terribile lo aveva investito mentre, assorto nel suo posto in terza classe, osservava dal vetro lo scorrere delle dolci colline toscane.
Era rimasto gravemente ferito e non riusciva più a ricordare nulla. Sgomento si era reso conto di non sapere più chi fosse. Come si chiamava? Solo un nome arrivava chiaro nella sua mente dal suo passato, Chicago. Si era aggrappato a quel nome che ripeteva a tutti continuamente, tanto che nell’ospedale da campo in cui era stato portato tutti lo chiamavano “Chicago”. I militari italiani lo avevano interrogato più volte e molti feriti dello stesso ospedale da campo si erano convinti che lui fosse una spia americana.
– Chicago è un anarchico! – qualcuno aveva urlato un giorno in sua presenza. Ma non c’erano prove a suo carico e si erano presto convinti che lui fosse semplicemente uno straniero in viaggio, uno dei feriti che era scampato alla morte in quella drammatica esplosione. Grazie allo sforzo di alcuni medici italiani, che avevano organizzato il suo rimpatrio a loro spese, Albert aveva affrontato nuovamente l’oceano ed era stato trasferito in un ospedale a Chicago, l’ospedale in cui Candy lavorava!
– E il destino mi ha portato ancora una volta da te…-
sospiro grato mentre la macchina imbocca l’ultimo tratto di strada verso casa.
Candy lo aveva riconosciuto immediatamente quando era arrivato nell’ospedale Saint Joanna ma
all’epoca nella mente di Albert c’era solo buio. Aveva deciso di fidarsi di lei perché sentiva che la sua preoccupazione era sincera e con lei si sentiva a suo agio. Ma dopo alcune settimane era stato cacciato dal reparto zero dell’ospedale. Non c’erano stati miglioramenti nelle sue condizioni cliniche ed era considerato un senza tetto. Nonostante si sentisse pronto a ripartire chissà dove, si era alla fine lasciato convincere da Candy a vivere insieme in una graziosa casa vicino al parco e al fiume che attraversa la città. Candy voleva ad ogni costo prendersi cura di lui, così con naturalezza era iniziata la loro convivenza.
Candy, sperando di stimolare la sua memoria, aveva presto iniziato a raccontargli della sua infanzia, del periodo a Lakewood, del loro primo incontro e delle sue nuove amicizie; poi gli aveva parlato dell’adozione da parte della famiglia Ardlay, sino a raccontargli di Anthony e della sua perdita.
Gli aveva raccontato dell’incontro con Terence sulla nave che l’aveva portata a Londra, del collegio Saint Paul, dello Zoo Blu River e di come dopo che Terence era ripartito per non permettere che lei venisse espulsa, si erano ritrovati e rivisti proprio lì a Chicago, anche se per qualche attimo soltanto. Albert conosceva nei dettagli tutte le avventure della vita di Candy e della sua relazione con Terence ma dopo il viaggio a New York tra loro tutto era andato perduto. Lei e Terence si erano lasciati definitivamente.
Albert l’aveva vista spensierata e innamorata di Terence ma aveva visto anche il dolore per la loro separazione. Soprattutto aveva visto la determinazione di Candy ad andare avanti e a non permettere a quell’esperienza di condizionarle la vita. Voleva raggiungere la sua felicità. Lo aveva promesso a Terry e soprattutto a se stessa.
Lui era lì nella loro casa a Chicago quando lei era rientrata da New York e si era ripromesso che Candy non avrebbe più sofferto finché ci fosse stato lui.
Albert l’aveva tenuta tra le braccia mentre piangeva, l’aveva consolata. Era lui a cucinare per entrambi e assicurarsi che non si lasciasse andare.
Era lui ad averle fatto ritrovare il sorriso.
E mentre lei diventava sempre più forte e superava la sua sofferenza, in Albert cresceva la speranza mista all’insicurezza, perché aveva capito che si stava innamorando di lei ogni giorno di più.
Di fronte a quelle emozioni non poteva non domandarsi: che cosa sarebbe accaduto se avesse riacquistato la memoria? Lui chi era? Cosa avrebbe potuto offrire a Candy oltre al suo amore?
E una mattina all’improvviso era accaduto proprio ciò che temeva, aveva riacquistato la memoria!
Si era diretto al parco in preda all’agitazione e si era sdraiato sull’erba cercando conforto. Chiudendo gli occhi era stato il volto di Candy che per primo si era ricostruito nella sua mente un tassello alla volta sino a completarsi con quel suo sorriso che amava più che mai. Albert aveva ricordato tutto.
I suoi sentimenti erano chiari nel suo cuore, ora, anche se era William A. Ardlay non poteva più sfuggirli. Candy…
Ripercorrendo tutta la loro storia gli sembrava incredibile quello che era accaduto.
Il loro primo incontro sulla Collina di Pony era lì, disegnato nella sua mente. Poi la cascata, la notte nella baita con gli animali ed il camino acceso.
La luna fuori dalla finestra rendeva il bosco come fosse immerso in una fiaba. Albert aveva portato Candy nella sua casa e l’aveva poggiata sul suo letto. Mentre lui cucinava una minestra, lei si era ripresa e gli aveva raccontato tutto di sé. Nonostante le difficoltà che aveva incontrato a casa dei Lagan e la sofferenza che l’aveva portata su quella barca che si era staccata dalla riva mentre si era addormentata sfinita dal pianto, non erano riusciti comunque a fare a meno di ridere e sdrammatizzare le angherie subite. In quella magica notte tutto era apparso a Candy sotto una luce completamente diversa e si sentiva ritemprata, compresa. Grazie a lui era pronta ad affrontare il rientro dai Lagan, a ritrovare Anthony, Stair e Archie. Era questo che continuava ad accadere anche alla Casa della Magnolia.
Non era cambiato nulla delle emozioni provate alla baita, Candy adorava la vita che conducevano insieme e Albert desiderava solo rendere felice quella ragazza che gli era entrata irrimediabilmente nel cuore già anni prima, quando l’aveva vista arrivare sulla Collina di Pony. Quando era precipitata dalla cascata infatti l’aveva riconosciuta subito. La spilla che portava appuntata al suo petto era la sua. Si emozionò ritrovandola su di lei perché aveva capito che Candy la stava custodendo e non lo aveva dimenticato.
Chicago… le loro strade continuavano ad incrociarsi ed era così facile per loro stare insieme. Lei che si era presa cura di lui come nessuno avrebbe mai potuto fare, rinunciando a tutto e facendosi anche licenziare dall’ospedale. No, non desiderava che la convivenza con Candy continuasse come fossero fratello e sorella. Quella storia andava bene per ingannare i vicini pettegoli e per chi non avrebbe capito l’importanza del loro legame, ma non poteva più ingannare se stesso. Ricordava tutto, chi era, tutto ciò che era accaduto prima dell’incidente in Italia.
Lui era William A. Ardlay.
Viveva con Candy oramai da più di un anno e non voleva più tacere a se stesso i sentimenti che provava. Dunque avrebbe dovuto allontanarsi da lei? Porre fine a quella convivenza? Dichiararsi? No, temeva che Candy non fosse pronta a conoscere i suoi reali sentimenti.
E poi Alistair…
Con un colpo al cuore si era ricordato che aveva perso un altro nipote. Stair era suo nipote. Poteva immaginare lo strazio della prozia Elroy, dei genitori di Stair e… e di Archie.
Doveva fare in modo che Archie ricevesse tutto il suo sostegno. Era davvero preoccupato per lui.
La perdita di Anthony e poi quella di Stair erano un dolore troppo grande per tutti e non voleva lasciare Candy da sola, sapeva che aveva bisogno di lui e lui… aveva bisogno di lei.
Albert non desiderava altro che restarle accanto e non lasciare il calore della loro casa. Quelle emozioni represse a Londra e poi in Africa, ora potevano essere un dolce e intenso segreto nel suo cuore.
Continua…
Seconda Parte
Molto bello anche questo capitolo in cui prosegue il racconto di come la vita di Albert sia stata influenzata da Candy e viceversa. Credo che il nodo di tutta la storia, cui questa fan fic è ispirata, sia proprio questo, il legame indissolubile che esiste tra questi due personaggi Candy ed Albert. E’ questo legame speciale, questa connessione assoluta, questo filo invisibile che li unisce ed il destino che li spinge sempre l’uno verso l’altra a costituire la colonna portante del romanzo ed è ciò che eleva Albert, nei suoi molteplici ruoli, a protagonista maschile accanto a Candy.
Devo dire che mi hai commossa con l’addio di Albert a Poupe, credo che poi lui si sia pentito di averla lasciata in Africa, perchè pur avendolo fatto a fin di bene, si convincerà che Poupe avrebbe preferito cento volte restare insieme al suo amico, affrontando pericoli e condividendone il destino, piuttosto che rimanere in un luogo sicuro ma lontano dalla sua presenza e penso che Albert troverà in ciò una similitudine anche rispetto al proprio legame con Candy.
E’ molto interessante il tuo riferimento a come la scelta di Candy di diventare infermiera, si stata determinante e al fatto che Albert avesse accolto con gioia questa decisione della ragazza, constatando tra l’altro quanto quella scelta fosse stata essenziale alla sua salvezza quando, ferito e senza memoria, era approdato proprio nell’ospedale dove lei lavorava.
Il destino sembrava avere tolto tutto al ricco William Albert Ardlay, in quell’esplosione su quel treno in Italia, persino l’ identità, ma non era un destino poi così crudele perchè di tutte le informazioni che gli poteva lasciare nella memoria quasi completamente annullata, c’era proprio il ricordo del nome di una città, Chicago.
Cosa sarebbe successo ad Albert se non avesse avuto quel prezioso frammento di memoria e soprattutto cosa sarebbe stato di lui se una dolce infermiera non si fosse battuta per i suoi diritti nel reparto zero del Santa Johanna e non avesse voluto prendersi cura di lui standogli tenacemente accanto, nonostante tutto?
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Ciao Cinzia, non voglio nemmeno pensare alle peripezie di Albert se non avesse ricordato la parola Chicago! Ma come dici tu, il destino non è stato poi così crudele. Ti ringrazio per le tue parole, la dolce Poupe certo non voleva saperne di lasciarlo andare e avrebbe perdonato tutto al suo Albert. Ho appena postato la seconda parte, ancora grazie per la tua partecipazione e un abbraccio! https://finalstorycandycandy.com/2020/02/25/qualcosa-di-semplice-fanfic-ispirata-a-final-story-vii-capitolo-ii-parte/
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