Ci sono degli “indizi” considerati particolarmente suggestivi in CCFS nei confronti del personaggio di Terry e questi sono: i narcisi, il fatto che Candy e anohito vivano vicino ad un fiume chiamato Avon e che nello studio della loro casa ci siano le opere complete di Shakespeare.
Li raggruppo insieme perché hanno un comun denominatore, Shakespeare, appunto.
È immediato affiancare Terry a Shakespeare, ma penso sia altrettanto chiaro che con la Nagita sia necessario andare oltre la “superficie”.
C’è una visione del romanzo da parte di alcune lettrici, che si concentra totalmente e unicamente sulla relazione tra Candy e Terry, a mio parere ingigantendola, che appiattisce enormemente il potenziale del libro ed i suoi contenuti.
È una visione che chiamo “in linea retta”, con una sorta di paraocchi che permette di vedere solo un percorso rettilineo, da Terry a Terry e impedisce di avere una visione a 360°, di ammirare i particolari, scoprirne la bellezza e l’emozione che scatenano, particolari soprattutto senza i quali il significato di gran parte del libro verrebbe perso. Una lettura che salta quasi del tutto l’inizio del romanzo ed il suo epilogo.
CCFS per me è un libro che si estende oltre quel sequel mai scritto ma che riesce a mantenere intatta la sua storia originale così come è stata pubblicata. La Nagita scrive nella postfazione: “Provavo un affetto inesprimibile per la storia scritta trentadue prima […] .Mi sono dunque chiesta se fosse tutto perfetto, e se in quelle pagine ci fosse davvero l’universo che volevo esprimere. […] volevo che tutto corrispondesse a ciò che avevo nel cuore, in modo da non avere rimpianti. […] Sono convinta che questo racconto, legato inizialmente al mondo delle immagini, continuerà a espandere per sempre i suoi orizzonti.”
L’universo che voleva esprimere oltre il mondo delle immagini (il manga) a cui la storia è legata. Ciò che non aveva potuto scrivere e raccontare, il suo sequel di una Candy oramai adulta e della storia con il suo “sweetheart”. Una storia d’amore mai raccontata nei dettagli ma presente nella sua fase iniziale all’interno dell’epilogo, una corrispondenza che lei raccoglie lì “per causare un maggior effetto emozionale” che non ha bisogno di introduzioni perché è l’evoluzione della storia, del loro rapporto e affetto profondi, un legame di profonda amicizia e sintonia, una unione che nulla sembra poter disturbare o spezzare e che con l’epilogo porta al suo presente e al rientro di anohito. Un posto d’onore e voluto dall’autrice, che non vuole avere più rimpianti nei confronti della sua amata storia. Avere una visione dell’universo di emozioni che voleva esprimere, abbatte per me questa lettura rettilinea del romanzo, come se si potesse ridurre, nel caso degli elementi citati ad inizio articolo, tutto a narcisi-Avon-opere-Shakespeare = Terry. Unicamente Terry.
Grazie alla presentazione del I volume “Candice White l’orpheline”, traduzione francese di Candy Candy Final Story by Pika Edition, abbiamo avuto la possibilità di conoscere nuovi dettagli e riconfermarne altri che appartengono al mondo dell’autrice e a ciò che l’ha ispirata, al mondo delle sue emozioni più intime che ha voluto condividere con la sua storia. Ci permette con maggiore fiducia di ampliare i contenuti e le riflessioni sul suo romanzo, rimanendo sempre però in un contesto imperniato dall’ambiguità, tema importante se non fondamentale per questo scritto.
L’ambiguità su anohito. Anzi il “mistero” su chi sia il marito di Candy. Un ennesimo personaggio “misterioso”… Non è un mero nascondere un nome per me infatti, sappiamo che la storia è chiara da molto tempo nella mente della sua autrice. Cosa vuole comunicarci la Nagita, le sue emozioni o chi è anohito? Direi la prima che poi coincide con la seconda…
Su alcune pagine facebook appartenenti al mondo candiano, girano alcuni video sulle interviste fatte dalle fan alla Nagita. Uno in merito evidenzia cosa ha ispirato la Nagita nell’ introdurre i narcisi nel romanzo, racconta:
Nagita: “Perché i narcisi? Perché sono citati nel poema del poeta britannico Wordworth. Inizialmente pensavo a Shakespeare e alle violette. Però quando visitai Stratford, i narcisi erano in piena fioritura. Stratford, il paese di provenienza di Shakespeare. (Le interlocutrici ripetono il nome completo: “Stratford upon Avon?)” Continua la Nagita: ”Quando penso ad un fiore inglese, i narcisi mi vengono subito in mente. Wordsworth scrisse una poesia sui narcisi. La conoscete? Lui è un poeta famoso. A me piacciono i narcisi.”
Con questa risposta la Nagita per me rivela uno dei suoi “innocenti inganni”.
Quando ci troviamo nel giardino di Candy e anohito capiamo subito il ruolo fondamentale del roseto e delle rose. Siamo ad inizio primavera, siamo in Gran Bretagna, questo ci specifica la traduzione italiana e per un motivo preciso: perché nel nostro paese, ma anche in molti altri, possiamo usare le parole “inglese e Inghilterra” in senso generale, per indicare l’isola nella sua interezza. Non circoscriviamo Shakespeare, un fiore inglese o la Regina d’Inghilterra ad una parte del Regno unito, magari anche erroneamente, ma questo è il senso comune. Parlare di fiore inglese dunque non esclude certamente che tale fiore sia presente su tutta l’isola come ben sappiamo e che fosse l’intenzione della Nagita fare questa esclusione. Molto differente è invece parlare in maniera specifica di Scozia. Scozia è una parte del Regno Unito che noi in senso comune, non estendiamo a tutta l’isola. Dunque se la coppia vive in un luogo o in un altro sull’isola britannica, l’espressione corretta è specificare Gran Bretagna che include Inghilterra, Scozia, Wales, ad esempio esclude l’Irlanda del Nord. Dalle interviste esce chiaro un concetto, parliamo di una storia ambientata in America, i cui personaggi, americani, viaggiano attraverso Londra e la Scozia. Londra è in Inghilterra. La Scozia rappresenta l’origine della famiglia Ardlay, del Principe della Collina, di Albert. Londra e Scozia rappresentano l’esperienza di Candy alla Saint Paul School, con tutti i suoi amici più cari, Albert, Annie, Stair, Archie, Patty, e la sua relazione con Terry.
Tornando al giardino di Candy non poteva essere citata solo la sua cura per il roseto, avrebbe sbilanciato il romanzo in una chiara direzione e probabilmente ci avrebbe anche portato a pensare fossero a Lakewood o alla Casa di Pony. La Nagita voleva trovare un modo per indicarci che si trovano al di là dell’oceano (Lakewood inoltre ci viene raccontato è stata venduta), e lo fa inserendo un fiore “antagonista” della rosa che possa racchiudere in sé molti significati, oggettivi e personali, soprattutto creare un “legame” con Terry. Cosa dice la Nagita quando risponde alla domanda sui narcisi? Che quando deve pensare ad un fiore inglese le viene in mente quello. Ma il particolare sulle violette è ciò che mi fa pensare all’innocente “inganno”. Perché diciamo la verità, ciò che davvero è suggestivo e tiene a galla l’ipotesi Terry-anohito non è la loro storia d’amore che sappiamo bene finirà, ma il legame di Terry con Shakespeare. Per me è evidente la Nagita abbia pensato ad un fiore che potesse essere riconducibile a ciò, è assolutamente voluto, così come la scelta di menzionare nel romanzo il fiume Avon o le opere complete di Shakespeare nello studio della loro casa. Ecco perché inizialmente pensa alle violette, perché anche queste sbocciano ad inizio primavera (stagione fondamentale che si aggancia al tema del quadro di Slim che ispira tutta la retrospezione), hanno un dolce profumo ed è un fiore menzionato frequentemente nelle sue opere:
“Traditionally violets represented faithfulness but for Shakespeare they were also symbolic of sorrow and death.”
In tante hanno sempre screditato la carta di identità di Terry pubblicata molti anni fa, in cui proprio il viola era il suo colore preferito, la viola, le violette, i suoi fiori preferiti… Fiore legato ad Hamlet. Ora possiamo capire perché!
Quale riferimento migliore? Ma la Nagita lo scarta, a lei piacciono molto i narcisi di Wordsworth e ricorda di un viaggio dove fa tappa a Stradford upon Avon, in primavera, notando che ce ne sono moltissimi. Anche il narciso viene citato da Shakespeare nelle sue opere, molti fiori in reatà vengono citati. Le torna tutto alla mente, ecco perché il narciso diventa per lei il fiore più significativo e nello stesso tempo adatto al suo scopo e che sceglie di inserire in questa versione del romanzo e “collegarlo” anche a Terry.
Direi a discapito del valore che si poteva attribuire a questo personaggio (rispetto alla viola)… Un “sasso” in mezzo all’erba su cui Candy inciampa (in realtà è un suo piede), a cui lui risponde “I sassi non sentono il profumo dei narcisi”.
In questo unico passaggio Terry viene inserito in un contesto coi narcisi in maniera attiva, a cui Candy non risponde, non bada ai narcisi direttamente. In realtà è l’autrice che ci racconta di Candy mentre corre tra “l’erba punteggiata dai boccioli dei narcisi“ (e dai bucaneve). Incontra prima Stear, arrampicandosi su un albero per parlare di invenzioni, e poi Archie. La sua mente è concentrata anche sulla preoccupazione per Annie a cui pensa mentre corre verso la scuola (non pensa a Terry) e poi ci sarà la litigata con Terry.
(Inserisco un elemento che trovo molto bello sull’ispirazione della Nagita nel descrivere proprio questa scena legata ai narcisi:
The winter tale scena 3 atto 4 di W. Shakespeare:
When daffodils begin to peer, With heigh! the doxy over the dale, Why, then comes in the sweet o’ the year; For the red blood reigns in the winter’s pale.
Il significato:
When daffodils begin to bloom,
(Say “hey!”) roll around in the grass with your lover
Since spring, the best time of the year, is here,
After a winter of waiting and wanting.
Parole indubbiamente adatte a Terry, che era già molto preso da lei;
– Ehi, va bene che mi trovi irresistibile, ma se ,i salti addosso all’improvviso così, mi farai prendere un accidente! […] Candy respinse immediatamente le mani del giovane e si tirò su in tutta fretta.
Quel quasi “rotolare sull’erba” insieme… Link)
I narcisi fanno da sfondo a dei ricordi, a Londra, che nel futuro diventeranno teneri nella loro innocenza, ma questo per me è tutto.
Sono i ricordi, ora sereni, che con il loro profumo avvolgono sia Candy che la Nagita nella postfazione.
Ma quando nel presente di Candy i narcisi vengono citati la prima volta, questo collegamento al periodo londinese manca, ancora nemmeno si parla di Londra…
Candy quando nel suo presente parla del profumo dei narcisi non sta pensando a Terry, ma a Lakewood e a ciò che sta per succedere a Anthony.
La Nagita a Parigi ci racconta quindi di un viaggio nel Regno Unito, in Inghilterra, che le fa scoprire i narcisi letti nel poema di Wordworth. Un viaggio che ha toccato anche la Scozia? Chissà, è presumibile, ce lo racconta nei suoi saggi durante la nascita del manga insieme alla Igarashi:
“Igarashi era una delle massime disegnatrici. “Voglio disegnare un uomo che indossa il kilt” Igarashi disse per prima.
“Allora… deve esserci un’immigrazione in (o dalla) Scozia.” Disse la caporedattrice.
—La nascita della famiglia Ardlay—
Nagita: Se Igarashi non mi avesse dato una simile idea da vera artista, l’incontro tra Candy e il principe non sarebbe stato così di grande effetto.
Tra l’altro in seguito… dormii in un bed and breakfast in Scozia.
Parlavo un mediocre inglese con la gestrice
“il popolo britannico è…” dissi io.
“No… noi non siamo inglesi… siamo scozzesi”, proclamò lei.
‘Sì… sì… Zia Ardlay,’ pensai.”
Bello non è vero? Anche lì i narcisi sbocciano nei parchi e nei pressi dei fiumi. Il narciso tra l’altro è il fiore simbolo del Wales, non esattamente dell’Inghilterra, ma lo si trova ovunque in primavera spontaneo sul suolo britannico.
Lei ama i narcisi e pensa subito alla bellissima poesia di Wordsworth. Alcune fan di Terry raccontano che all’incontro di Parigi la Nagita ricevendo un mazzolino di narcisi portato da una ammiratrice abbia gridato “Terry!” . Ecco questo non lo credo, così come infatti nel video Terry non viene menzionato (lo trovate nei credits); al più avrebbe dovuto gridare “William!” visto la sua chiara passione per William Wordsworth… 😊.
Ah, William… Come William Shakespeare, come il primo nome che si tramanda da sempre nella famiglia Ardlay, di William in William, William A. Ardlay.
Gioco certo, ma non è molto suggestivo? Se però vado a leggere di W. Wordsworth è un bagno emotivo in una dimensione che per me ha un unico protagonista ed è qualcosa che non si può proprio escludere. Annulla ogni linea retta Terry-narcisi-Stratford, perché questo è il mondo delle emozioni e dell’ispirazione della Nagita.
Quì la sua famosa poesia:
I wandered lonely as a cloud
di William Wordsworth
Vagabondavo solo come una nuvola
Che alta fluttua su valli e colline,
Quando a un tratto vidi una folla,
Una schiera di dorati narcisi
Lungo il lago e sotto gli alberi
Una miriade ne danzava nella brezza.
Fitti come le stelle che brillano
E sfavillano sulla Via Lattea,
Cosi’ si stendevano in una linea infinita
Lungo le rive di una baia.
Una miriade ne colse il mio sguardo
I fiori si lanciarono in una danza gioiosa
Lì presso danzavano le onde scintillanti,
Superate in letizia dai narcisi;
Un poeta non poteva che esser lieto
In così ridente compagnia.
Mirando e rimirando, pensai poco
Al bene che la vista mi recava:
Spesso quando me ne sto disteso,
Senza pensieri, o pensieroso,
Essi balenano al mio occhio interiore
Che rende la solitudine beata,
E allora il mio cuore si riempie di piacere,
e danzo con i narcisi
Chi è W. Wordsworth?
“William Wordsworth (1770-1850), considerato con S.T. Coleridge l’iniziatore del movimento romantico in Inghilterra, si distingue come il più grande poeta della natura; una natura percepita con una forza e una sensibilità assolutamente originali e senza precedenti nella letteratura inglese.
[…]
William Wordsworth nacque a Cockermouth, nel Cumberland, e trascorse la fanciullezza a contatto con il tranquillo e pittoresco paesaggio del Lake District, il distretto dei laghi, destinato a esercitare un influsso determinante sulla sua formazione di poeta.
La poetica: emozione e natura
Nella famosa Prefazione alla seconda edizione (1800) delle Lyrical ballads Wordsworth diede la propria definizione di poesia: la poesia è soprattutto espressione di uno stato d’animo e il suo valore coincide con quello dello stato d’animo espresso. Essa non dipende da un uso corretto delle immagini e della tradizione letteraria, ma dal fluire delle emozioni, filtrate dal ricordo: la poesia non nasce infatti direttamente da un’emozione, ma quando quell’emozione stessa è rivissuta nel ricordo, “in tranquillità”, per usare le sue parole. Le capacità ricreative del ricordo riproducono quell’emozione in una forma purificata e poetica.[…]”
Ed è esattamente ciò che fa la Nagita con gran parte della sua retrospezione. Continua l’articolo:
“Componente essenziale della sua poesia è la natura, non più quella meccanicistica descritta dall’illuminismo, ma quella palpitante di vita della filosofia naturale tedesca, in una visione che stabilisce una profonda continuità fra naturalità e umanità e, attraverso di essa, fra l’uomo e Dio. […] Questo volgersi alla natura, al paesaggio, ai suoi miti primordiali rimanda a un altro elemento tipicamente romantico, il motivo del ritorno all’infanzia, ovvero a quel periodo della vita dell’uomo in cui le esperienze sensorie sono più immediate e sane, quindi più vive e preziose per il poeta perché capaci di intuire i misteri del mondo, attitudine che l’uomo perde col passare del tempo. La natura è contemplata nel suo grande disegno, ma anche negli aspetti più minuti (i colori dei muschi, i campi in fiore), interesse per il particolare che si estende alle figure umane: i suoi personaggi sono spesso persone umili (la mietitrice, il piccolo montanaro cieco), la cui semplicità è emblematica di una vita condotta in sintonia con la natura, e proprio la loro vicinanza con la natura li rende i migliori rappresentanti della vera umanità. “
Trovo affascinante di CCFS, la capacità della Nagita di immergerci in un modo di sentimenti profondi e vibranti, cullati in una dimensione a volte magica, illusoria e invisibile. La dimensione tra la luminosità e oscurità, espressa frequentemente dal bosco, dalla natura quindi, ma anche dalle emozioni, dalla spiritualità dei protagonisti. Il bosco che richiama la dimensione della natura tanto importante per i giapponesi. La natura è arte, l’arte è spesso infatti espressione della natura, nella sua libertà di esistere, è spontaneità. La natura va vista con il cuore. L’uomo non deve metterci mano. La natura è l’esperienza spirituale che permette agli uomini di trovare se stessi e l’armonia. L’uomo e la natura provengono dallo stesso luogo. Amare la natura è imparare ad amare se stessi. Così come si è.
Il personaggio di Candy insieme a quello di Albert sono espressione del contatto con la natura e di questa armonia, due personaggi umili, un vagabondo ed un’orfana, dai vestiti rattoppati, che vivono in semplicità. Gli alberi sono famiglia, i prati luoghi dove sognare o piangere, gli animali esseri da amare e proteggere. Sia Candy che Albert conoscono il dolore dell’abbandono e della perdita, hanno una innata propensione ad alleviare il dolore altrui. La Nagita per me è legata ad un concetto di amore che è condivisione, accettazione, libertà e gratitudine, ma anche dono di sé. Chi ama desidera la felicità dell’altro così come desidera la sua. La natura non fa altro che essere un meraviglioso palcoscenico che rende preziosa la vita, da cui essere ispirati e imparare.
In merito ad Albert, Candy sa sempre dove trovarlo quando sparisce, in un parco, nella prossimità di un lago, dell’acqua. Quante volte abbiamo visto Albert disegnato sdraiato sull’erba mentre pensa a Candy?
Albert che la salva dal fiume, un fiume che può essere irruento ma a tratti anche placido e che con la luna piena ed il vento tiepido del sud gli porta i messaggi di lei…. Albert nella baita piena di creature da proteggere. Albert che cura uomini e bestiole, il suo senso di umanità esteso ad ogni essere vivente. Albert che vuole misurarsi con se stesso in Africa e che troviamo sempre con una parola gentile e con il calore della sua risata, nonostante la solitudine che percepiamo dal suo stile di vita ritirato, dai suoi dubbi, dalla sua insicurezza verso le emozioni per lei. Ed è proprio arrampicandosi su un albero, in una collina fuori Chicago che le ricorda la Collina di Pony, che Albert, aveva già recuperato la memoria ma lei non sa ancora nulla, chiede a Candy di condividere tutto, le cose belle e le cose brutte, condividendo fisicamente l’unico sandwich, che hanno… L’avrò già scritto, quasi un voto nuziale.
Ora che conosco W. Wordsworth, non posso fare a meno di vedere l’animo di Albert nelle sue parole, la sua solitudine, l’emozione di questa poesia per la Nagita che in ogni riga a me richiama proprio lui.
Albert in CCFS ci viene presentato e descritto sdraiato sulla tenera erba della collina perfetta, così la chiama, la Collina di Pony, mentre osserva le nuvole bianche sopra di sé. Dopo aver vagabondato senza meta in preda alla rabbia per come veniva trattato dalla prozia. Così come Candy nello stesso momento, ha perso Annie, scappa sulla sua collina, un attimo prima che si conoscano. Sono lì vicini distesi nell’erba a guardare il cielo, in quella natura ispiratrice e consolatoria. Sono immagini davvero avvolgenti.
Da CCFS pag 83,1: “il prozio William ha deciso che avremmo vissuto tutti insieme. È sua convinzione che per i ragazzi sia preferibile vivere immersi nella natura, e non in città, perciò ci stabiliremo in questa seconda casa, finora utilizzata durante l’estate.”
E quale villa “estiva” ricorda negli alberi, nei laghi, nel fiume proprio Lakewood?
Pag 40-41,2 “ La verità era che voleva visitare quel paese chiamato Scozia. Quello era il luogo di origine della famiglia Ardlay, un posto legato a Anthony e al Princie della Collina”
CCFS pag. 48,2: “Sono in Scozia! Da quando ieri sono arrivata al dormitorio della scuola estiva alla periferia di Edimburgo, le emozioni sono continue! I prati pieni di fiori […] i laghetti sparsi qua e là, il grazioso fiumiciattolo che scorre lucente… Mi sembra quasi di essere tornata a Lakewood!”
Lakewood, quella gita in cui accadono eventi speciali e intensi, in cui non manca un riferimento finale per la Scozia, non solo il principe ed il suo kilt con la cornamusa dell’inizio, ma mentre in auto lui è ammirato da Candy che pronuncia il nome di ogni fiore che vedono, lui le canta una canzone scozzese. Epilogo pag 232,2 “ha intonato quella canzone popolare scozzese, sono rimasta profondamente estasiata in ascolto”. La trovo un’immagine davvero bella e romantica.
Pag. 175-176,1: “Quella mattina Anthony è morto […] Per cercare di mitigare questa tensione, esco sulla grande terrazza. Il fiume Avon scorre lento, immerso nella luce pomeridiana di inizio primavera. Dall’acqua arriva un vento fresco che allevia la tensione dei miei pensieri agitati. Mi riempio il petto del dolce profumo dei narcisi, proveniente dal giardino. Sono in piena fioritura, e devo a loro quei riflessi dorati che sembrano filtrare attraverso gli alberi. Nel piccolo roseto, i boccioli stanno per aprirsi. È l’unica parte che non lascio alle cure del giardiniere e di cui mi occupo io stessa.
Quel giorno ho abbandonato la casa degli Ardlay, lasciando una lettera a Stair e ad Archie. “
Questo è il contesto in cui il profumo dei narcisi viene ricordato e citato insieme al fiume Avon. Non c’è alcun coinvolgimento emotivo con la storia con Terry. Ma c’è per Lakewood, per la morte di Anthony, per il ritorno a casa. Per me è una analogia anche questa con quel luogo scozzese che ha ispirato gli Ardlay a scegliere in America di acquistare terreni e proprietà in un luogo così simile. Si capisce che abitano in campagna perché in lontananza i narcisi, oltre ad essere nel giardino, fanno filtrare tra gli alberi il loro colore dorato. Quindi ha campi aperti davanti a sé.
Il giardino di Candy nel suo presente, il piccolo roseto che credo fosse già lì quando lei è arrivata, se Candy ne ha personalmente così tanta cura è perché quelle rose sono preziose, probabilmente coltivate da Rosemary.
Non sono rose qualsiasi e sappiamo che non ha portato con sé la rosa dolce Candy. Non mi dà la sensazione sia un roseto creato da Candy, ha per me ha un significato più importante. Le rose a differenza dei narcisi, non hanno solo il significato dei tempi passati.
Le cura personalmente non come fosse un hobby ma come una premura soprattutto verso persone che lei e Albert hanno amato. Leggendo il romanzo penso che anche la passione delle rose sia “tramandata” nella famiglia Ardlay, non solo il nome William. E Candy che ama i fiori come abbiamo visto nelle descrizioni, fiori spesso condivisi con Albert, erediterà nella famiglia questo bellissimo ruolo di cura. Ma c’è un legame tra Shakespeare e le rose? Alcune citazioni:
“Of all flowers
Methinks a rose is best.”
– Two Noble Kinsmen, Act II, Scene II
“What’s in a name? That which we call a rose
By any other name would smell as sweet.”
– Romeo and Juliet, Act II, Scene II
“O rose of May
Dear maid, kind sister, sweet Ophelia.”
– Hamlet, Act IV, Scene V
“With sweet musk-roses and with eglantine:
There sleeps Titania sometime of the night,
Lull’d in these flowers with dances and delight.”
– A Midsummer Night’s Dream, Act II, Scene I
Le rose sono il fiore più citato nelle opere di Shakespeare, quello considerato in assoluto il più bello. Da questo link potete leggere in merito! Le rose nelle opere di Shakespeare
Candy, quando ne immagina il profumo pensa a Lakewood con tutti i protagonisti citati tranne ovviamente Terry. Terry con le rose non ha alcun legame, anzi considera Anthony un debole perché le coltiva.
Nello stesso contesto in cui vengono citati narcisi, Avon e rose, Candy pensa ad una frase importante sulla speranza e sappiamo che le rose sono simbolo per la Nagita di speranza.
Non ha più paura degli addii. Addio, una parola che indica una separazione, normalmente una partenza, non solo la fine di una storia d’amore. Addio come separazioni anche improvvise, inaspettate. Oppure nel senso più drammatico quello dell’addio definitivo, Anthony, Stair. “Se si è vivi, a volte è possibile ritrovarsi.” Dice Candy, dunque non ha più paura delle separazioni.
Ritrovarsi, trovarsi ancora, con amici e parenti, non è un doloroso addio lasciare la Casa di Pony e tutti loro? Al di là dell’oceano, non sapendo cosa porterà il destino, ma almeno c’è la speranza di vedersi ancora finché si è vivi. Con Miss Pony ad esempio che si era ammalata seriamente. Questa nostalgia che le afferra il petto. Ritrovarsi ancora, dopo una separazione. Oppure ritrovarsi dopo che qualcuno diventa introvabile… Ritrovare chi sparisce, il Principe che ogni giorno sperava di ritrovare e che tornasse da lei per avere indietro la sua spilla. William Albert, si farà ritrovare proprio chiedendole indietro quella spilla…Cercare qualcuno che abbiamo “smarrito”, Candy cerca sempre Albert quando se ne va e parte, sia in Africa, lo sappiamo da Stair, che a Chicago quando lascia la casa della Magnolia. Per quanto lui la rassicuri sul fatto che tra loro non ci sarà un addio, inteso come definitivo.
Non solo nel senso possibile di ritrovare un amore quindi, anzi Candy dice nelle lettera ad Anthony “a volte anche se si è vivi il destino non permette a due persone di stare insieme”.
Le rose rappresentano il ciclo della vita, Candy in lutto per Anthony, crede mai più sboccerà una rosa; invece accadrà e saranno più belle che mai. Il passato può essere doloroso ma è anche meraviglioso perché oltre alle perdite, ti fa fare anche splendidi incontri.
Il roseto come già detto indica un luogo chiamato casa, ma anche morte e rinascita. Credo il concetto di speranza sia legato al fatto che nonostante per mesi le rose sembrino spoglie e secche, hanno solo le spine, poi in primavera si riempiono di nuove foglioline e poi di nuovi boccioli.
Non aveva Candy in quel momento di lutto creduto alle parole di Rosemary che Anthony le dice poco tempo prima di morire. “I fiori muoiono e rinascono ancor più belli. Le persone muoiono e rinascono ancora più splendide nel cuore di chi resta”. Ma andando avanti con coraggio, ha visto che tutto poteva davvero essere nuovamente splendido, consolante ma anche portatrice di nuova gioia e felicità. Coltivare questo fiore credo significhi anche coltivare questo approccio alla vita. Ripete quelle parole ad Albert a Lakewood; vanno insieme lì dove Anthony è morto, ci sono le rose che lui ha piantato per il nipote (questo lo sappiamo dalle antiche novelle). Lì Candy piange a lungo poggiata al suo petto, tra le sue braccia, tanto da bagnarli e stropicciargli la camicia… che immagine! Cosa c’è di più bello di questa condivisione?
Candy ora però, vive in una villa che ha una grande terrazza e Nagita ci racconta della grande terrazza nella villa degli Ardlay in Scozia. Un piccolo ma per me importante indizio. E scopriamo che esiste un fiume nella campagna di Edimburgo, dove si trova la villa degli Ardlay, un fiume che si chiama Avon… Come poter rinunciare a mostrarceli insieme proprio lì in Scozia finalmente, Candy ed il suo Principe della Collina?
Ricapitolando, nel romanzo non poteva esserci solo la rosa nel giardino di Candy, dunque serviva un fiore antagonista che potesse essere affiancato anche a Terry. Siccome la Nagita aveva deciso che anohito e Candy avrebbero vissuto in Gran Bretagna, ha immaginato di inserire un fiore tipico inglese. Il primo fiore che le viene in mente da associare e che ama sono i narcisi, ma inizialmente aveva pensato alle vilolette, che comunque nascono in primavera ma non particolarmente riconducibili al Regno Unito, a Shakespeare sì, che in questo caso sarebbe stato il simbolo per identificare l’Inghilterra, sempre in senso generale, il Bardo, non perché volesse dire che abitano a Stratford upon Avon, anche se è possibile pensarlo. Ovviamente non solo per Terry ma anche con Albert, cioè William Albert, perché poteva tranquillamente acquistare una casa in campagna a Stratford upon Avon e lavorare a Londra visto che aveva degli affari lì. Se usiamo l’immaginazione. Ma io penso che la Nagita sia molto più umile e si sia limitata a creare un parallelismo con il personaggio di Shakespeare, dubito che potrebbe sovrapporre un Albert o un Terry a lui.
Nelle FF con Terry e Candy protagonisti (fan fiction) la questione narcisi viene sviluppata enormemente in senso romantico, ma la Nagita sa benissimo come rendere nella sua storia qualcosa di particolarmente prezioso (vedi il quadro di Slim o appunto le rose). Lei deve ottenere ambiguità sul fiore e questo è il modo migliore per lei, e diciamolo, è sempre stato chiaro fosse un fiore che a lei piace moltissimo, evocativo proprio per la Nagita. Ricorda dunque di una visita a Stratford in primavera dove c’erano moltissimi narcisi e visto che ama Wordsworth e lo associa ad un fiore tipico inglese, ha un richiamo a Shakespeare, decide di inserire quello nella storia. Ma è fondamentale il contesto emotivo sia di chi ha ispirato la Nagita, cioè Wordsworth, sia del contesto emotivo in cui il fiore viene citato in CCFS e si va vedere c’è ben poco in CCFS riferito direttamente a Terry…, ma c’è molto come contesto generale. Lo stesso accade anche con la figura di Shakespeare in CCFS. Per questo il collegamento sì, vero, può essere immediato verso Terry, ma se si scava, io vedo ben altro…
E sono convinta che per sostenere l’ambiguità di Terry come anohito, si debba necessariamente passare attraverso Shakespeare e ovviamente la morte di Susanna, l’asso nella manica…
Se pensiamo non alle opere ma a William Shakespeare però, veniamo a sapere che il suo personaggio è avvolto nel mistero… Non si sa esattamente chi William Shakespeare fosse. Viveva in prossimità di un fiume Avon, Albert si chiama William come lui, dalle azioni di Albert dipende lo svolgersi del romanzo… Su Albert Candy afferma in CCFS: meno male che non si è messo a recitare! Sarebbe stato un degno rivale di Terry… William Ardlay ha recitato la sua vita e per aiutare Candy ha avuto il colpo di genio di inviarle gli abiti di Romeo e Giulietta…
Lui sa che è un’opera che Candy ama (probabilmente lo sa come prozio William) e la ispira non solo ad evadere dalla stanza di punizione (e la prende come sempre in giro facendole scrivere nel biglietto insieme al pacco che “il signor William è inoltre molto felice di sapere che lei stia diventando una vera signorina“) ma anche a calarsi nei panni dei personaggi e godersi la festa a cui teneva tanto. Una festa che la Nagita ama molto.
E sappiamo cosa accade nella festa di maggio, una delle scene più emozionanti tra Candy e Terry, non tanto il bacio rubato, quanto la cavalcata nel bosco.
E tutto questo ovviamente accade grazie al prozio William A. Ardlay. Il genio shakespeariano in Albert e proprio la sua creatività. In tutto il romanzo è “l’inconsapevole” scenografo, nelle mani della Nagita, colui che con le sue decisioni, nascosto dietro il suo misterioso personaggio di prozio William, permette alla storia di svilupparsi, dall’adozione di Candy alla morte di Anthony, dalla partenza a Londra all’incontro con Terence.
E poi William Wordsworth, l’amore per la natura, la sua crescita vicino ai laghi, la sua solitudine.
Per il fiume l’Avon funziona allo stesso modo. Il fiume Avon in google dà due risultati principali, Bristol (luogo altrettanto suggestivo per immaginare Albert insieme a Candy) e Stratford upon Avon; però se andiamo ad informarci questo è ciò che possiamo conoscere in merito:
The river shares the name Avon (derived from a Celtic word meaning “river”)
Basta guardare su Wikipedia per vedere un elenco di fiumi Avon in Ighilterra e Scozia. In merito alla Scozia:
“Il fiume Avon emette dai Fannyside Loch nell’angolo nord-est del Lanarkshire settentrionale, a circa 5 chilometri a est di Cumbernauld. Ha una lunghezza di 19 miglia (31 km) e scorre verso est nella zona del Consiglio di Falkirk […] l’Avon scorre per lunghi tratti calmi, sopra sbocchi e cascate e attraverso strette gole mentre si snoda attraverso la campagna. Si muove lentamente verso nord e procede lungo una valle poco profonda attraverso il Muiravonside Country Park. Passa sotto il Canale dell’Unione che viene trasportato sul fiume dall’Acquedotto Avon, il più grande in Scozia, e quindi sotto la ferrovia Edimburgo-Glasgow, che è trasportato da un sostanziale viadotto a 23 archi, immediatamente a ovest di Linlithgow. […] I suoi principali affluenti sono Polness Burn, Barbauchlaw Burn e Ballencrieff Water.”
Insomma questo Avon ha una certa importanza in Scozia e scorre proprio dove geograficamente con l’immaginazione possiamo inserire la residenza degli Ardlay citata dalla Nagita.
L’Avon costeggia anche il parco di Callendar House, da cui è chiara l’ispirazione nel manga per quella che è definita a tutti gli effetti una reggia, ovvero la residenza principale degli Ardlay a Chicago.
Trovo geniale il parallelismo per William Albert, proprietario di una dimora presso un fiume di nome Avon come Shakespeare, ma senza importunare il luogo natale del grande autore.
Per questo sono convinta si trovino in Scozia, luogo che noi conosciamo in CCFS.
I narcisi, sono fiori di inizio primavera presenti anche lì. E dobbiamo pensare perché la Nagita sceglie proprio quella stagione, con il dipinto di Slim che apre e chiude la storia, con una sola persona che arriva all’inizio della primavera e cambia per sempre la vita di Candy, che si rivela all’inizio della primavera, che torna a casa ad inizio primavera. La parola “bentornato” nell’epilogo, assume proprio il suo senso specifico,
おかえりなさい = Okaerinasai = Bentornato (inteso come: “bentornato a casa”).
Non per me come bentornato nella mia vita. Candy ha sempre desiderato ritrovare il suo principe andando sulla Collina di Pony e quante volte ha atteso che Albert rientrasse dalla porta di casa nella Casa della Magnolia dopo esser sparito? Bentornato a casa, assapora quella parola per poi correre tra le sue braccia…
Nella postfazione scrive la Nagita: “Sorridendomi, mi ha condotto nell’elegante salotto in cui è appeso in quadro di Slim. Dalla finestra aperta entrava il profumo dei narcisi e, mentre ammiravo il dipinto, mi è sembrato di sentire alle mie spalle la voce di Candy dire: “Il passato è qualcosa di doloroso e al tempo stesso magnifico, non credi?” Sospinta da quelle parole gentili, ho riscritto il romanzo assieme alla mia protagonista, ricordando con nostalgia il tempo trascorso.”
Nostalgia, ricordi, separazioni. La separazione in quel momento più dolorosa, quella della partenza che li porterà ad Albert e Candy per me, molto lontani da casa, lontani dalle persone più care, dai luoghi dell’infanzia, dal luogo che li ha fatti incontrare la prima volta e ritrovare. Lontani a di là dell’oceano, lontani dai profumi della loro terra, con l’avvicinarsi di un’altra devastante guerra…la peggiore subita dall’umanità tutta.
E veniamo allo studio di anohito. Candy e anohito condividono molte passioni e, grazie al destino, Albert e Candy condividono legami importanti. La condivisione è una emozione trainante e base del loro rapporto.
Riscrivo i passaggi di Final Story in merito:
“Il ragazzo le porse il volume, rilegato in una pesante copertina in pelle marrone scuro.
– Shakespeare… Ah già! Quello che ha scritto Romeo e Giulietta! – disse candidamente lei”
(qui hanno un momento di imbarazzo al ricordo della Festa di Maggio)
– Questo è il Macbeth… Non sapevo amassi le tragedie.
– Veramente non mi piacciono – ribattè lui, con una voce divenuta improvvisamente dura.
– Davvero? Nemmeno questo passaggio? – chiese Candy, mostrandogli ironicamente una delle pagine. Il testo era stato sottolineato in più punti, e riportava anche delle note.
Nella villa, descritta come cadente, buia e abbandonata scrive la Nagita: “Terry appoggiò la mano su una porta circondata da diverse librerie. Sopraggiunta alle sue spalle, Candy le esplorò con gli occhi.
– Terry, sono tutti testi teatrali! Ci sono anche tutte le opere di Shakespeare!
– Già…
Il ragazzo si fermò e prese uno dei volumi, ma lo ripose un attimo dopo.
Prima di andarsene, sua madre, Eleonor Baker, gli aveva proposto di andare con lei in America per studiare recitazione. Forse quella donna aveva sentito in cuor suo che il figlio nutriva un profondo interesse per quel mondo.”
Ed è poi ciò che Terry farà, quando per salvare Candy, lascia tutto. A Candy lascerà la lettera in cui scrive: “C’è qualcosa che devo fare”. La sua strada è la recitazione ma senza comunque l’aiuto della madre. Candy riconosce che Terry è appassionato di teatro. Non abbiamo quindi una sala adibita a studio, ma delle librerie che sicuramente appartenevano a Eleonor Backer. La villa abbandonata dai Granchester per una nuova seconda residenza estiva, contiene troppi ricordi dell’infanzia di Terry e sua madre, sicuramente non graditi alla duchessa moglie del Duca di Granchester. Ci viene specificato che sono tutti testi teatrali e vediamo che Candy a colpo d’occhio riconosce che ci sono le opere di Shakespeare che quindi conosce bene.
La descrizione del libro che Terence ha in mano sembra essere più quella di un testo per la recitazione, i copioni di Eleonor Baker? I testi che lei ha portato in scena? Rilegati con una copertina in pelle pesante e scura (per pelle pesante si intende cuoio normalmente), meno pregiati di altre rilegature in pelle.
La descrizione dello studio:
“In un angolo sono stati messi non dei ritratti, ma diverse piccole foto incorniciate. Tra tutte, credo che una abbia un valore particolare: l’immagine che ritrae i Lagan, uno dei clan della famiglia Ardlay, e i loro domestici. […] Al centro della foto ci sono ovviamente il prozio William(!), la signora Lagan, Neal ed Eliza. Al momento di scattarla, il prozio (!) mi ha proposto ridendo di posizionarmi vicino a lui, ma ho gentilmente rifiutato. Mi trovavo naturalmente molto più a mio agio vicino ai cari Stewart e Mary. Accanto a me c’è Georges, in genere così restio a farsi fotografare, con una buffa espressione imbarazzata sul viso.”
Perché la Nagita mette quei punti esclamativi tra parentesi? O lascia in sospeso la frase sulle pubblicazioni mediche…
Nello studio di anohito/Albert tutto può essere condiviso tra loro. Sono i libri di chi ama la letteratura e la medicina e Albert cura sia animali che umani. Un luogo della casa in cui approfondire i propri studi. Quel riferimento alla letteratura francese (ha rivelato da poco la Nagita, l’ispirazione presa anche da I Thibauld) che a me ha fatto sempre pensare anche alla presenza di Georges (ma non solo quello!), ragazzo spiantato incontrato dal padre di Albert in Francia che ha assunto e a cui ha dato una istruzione, orfano che ha salvato dalla miseria e dalla cattiva strada, sempre vicino e pronto a proteggere il piccolo e poi adulto, Sir William A. Ardlay.
Le foto appese, Candy sembra quasi meravigliarsi che non siano dei “ritratti”, forse sostituiti da queste foto che lei “crede” abbiano un valore particolare. Ora, quel “credere” non è riferito a cosa pensa lei della foto, non è una sua emozione, questo si legge dal testo italiano, ma immagina lo sia per chi ha appeso quelle foto. Non ne è però sicura di averne compreso il motivo. Candy sembra raccontare quel che accadde la prima volta che entra in quello studio, l’immagine di lei che osserva per la prima volta tutto ciò che descrive. È chiaro che non è lei ad aver appeso quelle foto, a posizionare foto al posto dei ritratti, i cui principali protagonisti lei forse “crede” abbiano un valore particolare, ma andando avanti con la descrizione si capisce certo non siano i Lagan. Ciò che ha più importanza per chi l’ha appesa, colui che la prende in giro invitandola a mettersi al centro accanto a lui (e a Neal e Eliza!), ciò che è importante in quella foto per “anohito” sono Candy e Georges. Dalla descrizione dunque comprendiamo anche che Candy abita una casa già abitata da anohito, non ha l’aria di una casa nuova. “Sono state messe” non “ha messo” o “ho messo”. Quando queste foto sono state messe da lui? Foto inoltre della famiglia Ardlay?
Non c’è nulla invece in quello studio che parli di teatro, o di cinema perché la madre è una attrice di cinema, lui è americano, per me è immediato pensare che Terry diventerà anche un grande attore cinematografico invece di trasferirsi in un piccolo paese, tornare in Inghilterra non solo in tournée, lì dove c’è anche il padre, che ha rinnegato. Terry ha davanti a sé un futuro incredibile negli Stati Uniti, quel futuro che la Nagita ci descrive attraverso Candy mentre lui parte dal porto Southampton: sul vasto oceano si stagliava una strada luminosa da essere quasi accecante …[…]
Lei era certa che il futuro avrebbe riservato al giovane un domani ancora più splendente.
Le pareti di questa stanza inoltre ci specifica la Nagita, sono ricoperte da libri rilegati in pelle (si intuisce di qualità, pelle pregiata come ho letto in altre traduzioni amatoriali): le opere complete di Shakespeare. Quella parola “complete” differenzia ciò che Candy vede nella villa di Terry e ciò che c’è nello studio di anohito (tavola dello studio a Lakewood di Albert, grazie Giallo!, saranno le opere complete di Shakespeare? ):
Cito da un sito su W. Shakespeare: His writings have been compiled in various iterations of The Complete Works of William Shakespeare, which include all his plays, sonnets, and other poems. William Shakespeare continues to be one of the most important literary figures of the English language. Dunque quel opere complete sta a significare che includono le opere teatrali, poesie e sonetti, così come immagino abbia anche la stessa Nagita nella sua casa, non solo i testi teatrali, queste le pricipali differenze per me nella descrizione, rimanendo aderenti a CCFS.
© Kyoko Mizuki, Yumiko Igarashi. Testi di CCFS di Keiko Nagita. Traduzione italiana ad opera di Kappalab.
Credits:
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